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  • Immagine del redattoreLa Manina Golosa

Il giorno in cui sei nato

C'era da aspettarsi che il giorno del tuo compleanno sarebbe capitato nel tuo primo giorno di scuola.

E infatti, eccoci qui. Tu tra i banchi, io a casa che ricordo quel giorno. Il giorno che ha cambiato la mia vita.


Il giorno in cui sei nato pioveva a dirotto.

Andavo avanti e indietro per il corridoio dell'ospedale e, tra una contrazione e l'altra, osservavo la gocce di pioggia scivolare sul grande finestrone del reparto maternità.

Faceva freddo, un freddo insolito.

Mi sentivo una sensazione addosso che non avevo mai provato prima: era simile all'euforia ma ero anche terribilmente impaurita. Non avevo idea di cosa mi sarebbe capitato (o forse sì, grazie alle mamme che nei mesi precedenti avevano dovuto per forza raccontarmi il loro terribile parto) e generalmente sono una persona che farebbe di tutto per evitare il dolore fisico. Avevo firmato per l'epidurale ma credo che avrei firmato anche per l'ipnosi, i gas, i funghi allucinogeni e il cloroformio, se fossero stati legali! (In foto io che vorrei strappare con i denti l'ago nel braccio).

Scherzi a parte, fortunatamente sei nato in pochissimo tempo. Esattamente alle 16.07, mentre stavo ancora digerendo un piatto di penne alla norma.

Io ne sono uscita miracolosamente senza punti, tuo padre con qualche ferita alla mano (quella che stringevo) e un po' sconvolto.

La tutina che ti avevo portato non ti andava, perché eri troppo grande, così te ne hanno messa una di scorta con su scritto: "quanto splendono queste stelle!".

Eri bello come il sole. Più ti guardavo e più pensavo che eri ancora più meraviglioso di quanto ti avevo immaginato.

La tua pelle profumava di latte, di cotone, di camomilla, di miele, di sole.

Non so descriverlo, Noah.

Io e tuo padre eravamo estasiati, esterrefatti e ancora un po' frastornati.

Incredibilmente felici.

Sono passati sei anni.

Tu hai imparato a camminare, a mangiare da solo, a parlare, a fare la pipì nel vasino, a giocare con i lego, ad andare in bicicletta, a distinguere i colori, a emozionarti. Avevo letto una frase che diceva che se noi adulti progredissimo alla velocità dei bambini nei loro primi anni di vita, probabilmente saremmo dei supereroi.

Io da te ho imparato tantissimo, questo è sicuro. E anche nel giorno in cui sei nato ho imparato una cosa: che la vita è un po' come un parto. Non puoi prevedere cosa accadrà, non puoi controllare ogni singolo evento. Più ti irrigidisci e più senti la fatica. Il corpo si lascia andare all'istinto e se tu in quel momento lo ascolti, lo assecondi, sarà tutto più naturale.

Sei il mio piccolo supereroe, perché oggi ti siederai in un'aula nuova, con compagni nuovi, con regole nuove. E io ancora una volta ti osserverò crescere, con un pizzico di magone ma anche di enorme soddisfazione. Quanto è bello essere la tua mamma!

Buon percorso amore mio.

Abbi sempre fiducia nelle tue capacità, senza sentirti migliore degli altri.

Ti voglio bene.

Mamma.


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